Kickboxing, stage OPAcademy con Biagio Tralli. Olimpiadi nel 2028

Kickboxing, stage OPAcademy con Biagio Tralli. Olimpiadi nel 2028

1 Agosto 2021 0 Di Redazione

Il CIO riconosce Kickboxing, Muaythai, e Sambo come discipline olimpiche. Panunzio:«Ora guardiamo al futuro. Grandi benefici per le federazioni nazionali»

Occasione unica, quella dello stage di Kickboxing con il maestro Biagio Tralli. Un allenamento con il pluricampione del mondo nella sua categoria e disciplina. Due ore per perfezionare le tecniche base e provare combinazioni di alto livello nella pratica di disciplina sportiva da combattimento, come la Kickboxing che ora punta alle olimpiadi del 2028.

Appassionati ed atleti, di età tra i 10 ed i 60 anni con cintura da quella Gialla a Nera Terzo Dan hanno partecipato con carica ed entusiasmo. Lo stage tecnico tattico è stato condotto, lo scorso 28 luglio al Kendro Sport Village, dal campione intercontinentale oltre che Direttore Nazionale Italiano di Low Kick, due volte medaglia d’oro ai Giochi del Mediterraneo WAKO. Attualmente, Biagio Tralli sta preparando due giovani atleti per i campionati mondiali di questo sport da combattimento a settembre a Jesolo in Veneto. Lo stage organizzato da OPAcademy ha visto la partecipazione del maestro Ottavio Panunzio che durante l’allenamento è stato parte attiva importante per correggere un po’ i ragazzi mentre lavoravano con il maestro Tralli.

«Il miglior maestro è colui che sbaglia di meno». Sono le parole del maestro Biagio Tralli dette durante lo stage di Kickboxing organizzato da OPAcademy al Centro Sortivo Kendro.

«Noi partecipanti – spiega Donato Fiore – da subito abbiamo notato la sua professionalità. In pochi minuti è entrato in sintonia con il gruppo. Questi stage andrebbero fatti una volta alla settimana. Ho percepito di avere d’avanti un personaggio di altissimo livello sia dal punto di vista sportivo e quindi tecnico tattico e sia come uomo. Si respirava un’aria serena e ricca di aspettative. Da come si è approcciato, il maestro Tralli mi ha fatto capire che era li per insegnare, lasciare impresso su di noi qualcosa di significativo, di importante e che lasciasse il segno in ognuno di noi. C’è sempre da imparare, da ogni evento, situazione, gara o qualsiasi confronto con altri tecnici».

Lo stage del maestro Tralli ha simulato situazioni di disagio da lui chiamate «non ricordo». Situazioni che portano prima a memorizzare una determinata tecnica, partendo da una base che inseriva altri colpi e spostamenti vari.

«Ha voluto trasmettere l’importanza del confronto e l’approfondimento tecnico – spiega Ivan Dambrosio – affinché atleti ed insegnanti possano essere sempre stimolati e incuriositi nel saperne di più e fare sempre meglio. Di certo questi input hanno apportato un valore aggiunto al bagaglio tecnico di ognuno di noi».

Due ore di allenamento dove chi ha partecipato lo ha visto in azione mentre senza preavviso eliminava, nello scambio di tecnica a coppie, un bersaglio. Oppure creava una situazione di disagio, inseriva una schivata o cambiava tecnica improvvisamente. Tutto per introdurre il senso dello sport e di chi pratica la kickboxing. Ogni atleta trovandosi in situazioni diverse ed improbabili si deve adattare velocemente, inserendo altri colpi, recuperando in modo rapido la sua postura, l’equilibrio. Mettere a segno una nuova tecnica per non trovarsi in una situazione di svantaggio sull’avversario.

«Biagio Tralli ha dimostrato senso di umiltà nei confronti di tutti gli atleti e futuri istruttori promuovendoli e motivandoli a migliorare sempre. Tutto questo – continua Donato Fiore – crea nuove connessioni cerebrali le quali portano gli atleti ad un maggior senso di adattamento alle varie situazioni che gli si presentano durante un incontro, quindi tantissime variabili, cosa che è presente in ogni incontro dato che ogni atleta è diverso dall’altro e quindi si esprimerà in modo diverso. Vince chi si adatta più velocemente al combattimento a parità di preparazione fisiche, tecniche e tattiche».

È un momento storico per le discipline sportive da combattimento come Kickboxing, Muaythai e Sambo che fanno capo a Federkombat. Ora è ufficiale, WAKO (World Association of Kickboxing Organizations), IFMA (Federazione Internazionale delle Associazioni Muaythai) e FIAM (International Sambo Federation) hanno ottenuto il pieno riconoscimento dal Comitato Esecutivo del CIO (Comitato Olimpico Internazionale) in conformità dei criteri richiesti dalla Carta Olimpica. L’investitura è arrivata nel corso della 138esima riunione del Consiglio Esecutivo del CIO che si è svolto a Tokyo qualche giorno prima delle olimpiadi.

«Un risultato straordinario – spiega il maestro Ottavio Panunzio – che permette adesso alle tre federazioni mondiali di riferimento, della Kickboxing, Muaythai e Sambo, di guardare al futuro in chiave olimpica con grandi benefici a cascata per le federazioni nazionali. Un ringraziamento va al presidente e al Consiglio Federale del Comitato Regionale della Puglia. Essere disciplina olimpica è importante e gioca anche un po’ favore di tutto il movimento non solo per OPAcademy e Kendro come palestra, ma di tutta l’Italia e di tutto il mondo. Da adesso in poi anche nei quadri tecnici bisogna studiare di più, bisognerà aggiornarsi di più perché la preparazione Olimpica è qualcosa che parte almeno 8 anni prima. Nel 2024 ci sarà la Muaythai Olimpica. Noi siamo in ritardo se vogliamo preparare una sfida di alto livello. La prima competizione olimpica di Kickboxing si svolgerà nel 2028 e ce la possiamo già giocare al meglio. Ancora meglio nel 2032 per preparare i nostri atleti. Adesso bisogna continuare a lavorare bene per quanto riguarda le regole che richiedono le olimpiadi. Prima di tutto c’è la tutela dell’atleta. Noi però siamo un po’ un controsenso alla tutela dell’atleta perché poi alla fine combattiamo. Sicuramente si dovranno togliere dei colpi che sono più pericolosi e adottare materiale tecnico protettivo migliore. Le riprese da 5 passeranno a 3. Bisogna preparare gli atleti per l’alto livello. Non stiamo più parlando delle garette. Partiremo dal basso, livello intermedio, ma dobbiamo pensare di essere i più bravi in tutta Italia per poter accedere alla nazionale olimpica. Bisogna continuare a promuovere ed operare bene olre che a tutelare atleti e tecnici. Dobbiamo lavorare per prepararci a questo livello».

Un percorso iniziato per IFMA nel 2016, per WAKO e FIAS nel 2018 quando le tre federazioni mondiali degli sport da combattimento avevano ottenuto il “riconoscimento provvisorio” da parte dell’esecutivo del CIO per poter iniziare a sviluppare la propria identità all’interno della grande famiglia olimpica dello sport.

«È un momento fantastico – spiega Donato Milano, presidente Federkombat – perché si corona il nostro sogno olimpico che è poi quello di milioni di praticanti delle nostre discipline sportive e che apre a nuovi orizzonti proprio per il futuro di tutte le attività. Congratulazioni e ringraziamenti per l’eccellente lavoro svolto anche a Davide Carlot, Mauro Bassetti per la Muaythai e a Roberto Ferraris per il Sambo».

Ogni quattro anni prima di aprire i giochi olimpici Ci sono riunioni organizzative ed il Comitato Olimpico Internazionale (CIO), dopo una attenta analisi e verifica diffonde pubblicamente le nuove discipline olimpiche che iniziano il loro percorso come dimostrative e poi nel tempo si confermano. Quest’anno hanno scelto il karate come disciplina dimostrativa. Mentre il Taekwondo, ad esempio è già disciplina olimpica e alle olimpiadi 2020, disputate in questi giorni a Tokyo, ha conquistato una medaglia d’oro grazie a Vito Dell’Aquila di Mesagne.

«C’è bisogno di tempo – conclude Panunzio – però se si lavora bene abbiamo la soddisfazione anche dagli atleti. Il maestro dello stage Biagio Tralli, è stato allievo diretto di Donato Milano, oggi presidente Federkombat. Io e Donato Milano siamo stati amici di palestra, ci allenavamo insieme. Ho un bel ricordo legato al maestro Biagio Tralli. Venne a vedere il mio mondiale nel ’93, lui aveva 17 anni ed era ammirato. Oggi è uno dei nostri allenatori della nazionale. E diciamo che tutto questo fa parte un po’ della nostra famiglia, c’è l’origine della nostra disciplina. E questo l’ha detto anche Tralli. Siamo tutti una famiglia. Questa kickboxing è partita con Donato Milano e con qualcun altro. È andata avanti a poco a poco, e ognuno è diventato bravo. Alcuni hanno aperto centri sportivi altri hanno fatto carriera in federazione».